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CHIESA MADRE SS. TRINITA’

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14 November 2009

La Chiesa Madre venne costruita sul luogo del Castello Normanno, fatto edificare nel 1901 dal Conte Ruggero ed ampliato nel 1375 da Manfredi Chiaromonte, conte di Castronovo. Adibito a presidio militare tra le due grandi città di Himera e Akragas, il castello sorgeva sull’ampia piattaforma naturale ai piedi del Monte Kassar ed era circondato da un ampio fossato, oggi completamente ricolmato. Una volta esaurita la sua funzione militare, il castello venne riadattato e trasformato in Chiesa aperta al culto il 30 ottobre 1388; il 3 maggio 1404 venne eretta a parrocchia e dedicata alla SS. Trinità, così come riportano le iscrizioni nella trave sul grande portone d ‘ingresso. Del vecchio maniero rimangono solo le due torri, di cui una trasformata in campanile, e che mostra ancora le mura colossali ad uso di fortezza, e l’altra nell’attuale abside. La chiesa è a una sola grande navata, presenta una pianta a croce latina con ai lati diverse cappelle. Le mura perimetrali raggiungono, in alcuni punti i due metri di spessore. La costruzione della nuova Matrice fu la conseguenza dell’abbandono della vecchia Chiesa Madre Madonna dell’Udienza che sorgeva sulla rupe di S. Vitale. Nei primi anni del ‘400 infatti, la maggioranza dei cittadini decise di trasferirsi sul luogo ove poi sarebbe sorto l ‘attuale abitato; la costruzione della Chiesa Madre accelerò la trasmigrazione delle famiglie più nobili, di corpo municipale e di Clero, essa è dunque da considerarsi de jure la continuazione della precedente Chiesa Madre. Attorno alla chiesa ben presto sorsero nuovi edifici i primi quartieri presero i nomi di Pozzo (da un pozzo preesistente), Pagliarelli (dalle case improvvisate con tetti di paglia ), Bagni (per le acque correnti che servivano le concerie ). Come tutte le umane cose, anche la Chiesa Madre subì l’onta del tempo e i primi restauri si resero necessari nel secolo XVII, ma i vari rifacimenti e le varie aggiunte nei secoli successivi tolsero purtroppo, al magnifico tempio la sua originaria struttura di monumento gotico-normanno. Le uniche caratteristiche originarie conservate sulle mura esterne sono due antiche finestre chiuse: una in stile gotico con arco a tutto sesto equilatero, l’altra una bifora di stile chiaramontano ma senza le colonnine; il portale laterale piccolo, di stile composito greco- romano, in pietra colorata; il portale principale, di pietra lavorata, di stile romanico rifatto nel secolo XVIII. In alto vi è lo stemma dell’antica collegiata greca, un bassorilievo di marmo raffigurante l’Agnello Pasquale disteso sopra un libro con sette sigilli. Anticamente semplice e povera di decorazioni, in seguito fu adornata del pregiato marmo giallo, tratto dalle cave del Kassar utilizzato per gli altari e le balaustre ed intarsiato dagli artisti locali Andrea e Stefano Geraci. Lo stesso marmo venne usato per le 98 colonne che adornano il maestoso portico della Reggia di Caserta. La chiesa è un grande scrigno ricco di opere d’arte. Gli stucchi raffiguranti il Padre Eterno, i Santi Pietro e Paolo, S. Giovanni e l’Addolorata, scene della passione di Cristo, putti e motivi floreali sono opera dello stuccatore castronovese Antonio Messina. Gli intonaci sono stati realizzati da Andrea Sesta. Sull’altare maggiore è collocato il SS. Crocifisso, opera notevolissima di autore ignoto, che le fonti fanno risalire al 1301. Nelle nicchie del presbiterio sono poste le statue di S. Simone Apostolo, opera di Marco Lo Cascio del XVI secolo, di S. Antonio Abate e S. Francesco di Paola entrambi di autore ignoto e risalenti al XVII secolo, della Madonna della Candelora o del Soccorso, di Bartolomeo Berrettaro, risalente al XV secolo. I lati del presbiterio sono interamente occupati dall’ artistico Coro per la Collegiata, in legno di noce, opera settecentesca dell’intagliatore Antonio Giordano. Allo stesso artista si deve il pulpito-confessionale in legno di noce, alto 6 metri. Il pulpito sovrastante il confessionale è sormontato da un baldacchino a frange. Altra opera degna di nota è l’organo a canna realizzato da Raffaele Della Valle. Di notevole pregio è la cappella dell’ Addolorata realizzata in legno di noce per la Madonna che pianse a Castronovo in casa Conti il 20 marzo del 1931. Nella cappella, di fronte alla porta d’ingresso laterale, si trova il prezioso fonte battesimale ad immersione in marmo istoriato, attribuito ad Antonello Gagini, arricchito da un quattrocentesco Ciborio in marmo bianco di Carrara. Sempre ad Antonello Gagini è attribuita la statua di S. Pietro in Cattedra, in marmo bianco di Carrara, precedentemente custodita nella Chiesa di S. Pietro. La Sacrestia è un grande vano ornato con stucchi e tele, opera di Antonio Messina. Nel 1986 è stata restaurata per consentire l’ allestimento del museo parrocchiale realizzato dall’ arciprete Onorio Scaglione, al fine di valorizzare l’ingente patrimonio accumulatosi nel corso dei secoli. L’opera di maggior pregio è uno stipo in avorio del 1300 di fattura greco-bizantina. Proviene dall’ antica Matrice S. Maria dell’Udienza, ma gli studiosi ritengono sia di origine profana. Le figure modellate illustrano chiaramente una scena romantica, e ciò fa supporre che l’ uso originario dello stipo fosse per la toelette di una grande dama del rinascimento. Solo nel secolo XIX passò fra le suppellettili sacre, veniva infatti utilizzato per la deposizione del santissimo sacramento il giovedì Santo. Affissi alle pareti della Sacrestia si notano i bassorilievi in marmo, opera di Antonio De Noto, del 1551. Adornano le pareti numerosi dipinti, tra i quali “Cristo ai flagelli” del XVII secolo, la “Madonna delle Fragole”, opera tardo barocca di autore ignoto.

CHIESA DI SAN VITALE

E’ dedicata al santo Patrono, fu edificata nel secolo XVII sui resti della cappella regia che era aggregata al castello fondato da Ruggero, il conte normanno che nel 1077 aveva assediato ed espugnato la città. La chiesa presenta due finestre bifore di stile gotico sulla facciata orientale, ed è ricca di stucchi opera di Antonio Messina. Nella chiesa si ammirano la statua lignea di San Vitale (opera del castronovese Antonio Giordano), una Madonnina con bambino di marmo finissimo, un Cristo spirante sulla croce su tavola ed un quadro del beato Elia, nipote di S. Vitale.

CHIESA DI SANTA CATERINA D’ALESSANDRIA

Con dispaccio Vice-regio del 23 agosto 1523, un secolo dopo la consacrazione della Chiesa Madre, sul luogo ove prima c’era una chiesetta dedicata a S. Stefano Protomartire, venne edificata la chiesa dedicata a S. Caterina d’Alessandria, che per le sue decorazioni e la sua architettura corinzio-romanica, si pone fra le più belle chiese di Castronovo. Più che con la sua denominazione vera, però, i castronovesi la conoscono come chiesa della Badia, a motivo della presenza, fino alla fine dell’800, di un monastero di monache benedettine e relativa Madre Badessa. Dell’antico monastero oggi rimane ben poco. Il reperto più importante, conservato in perfetto stato è il grandioso e pregevole gradone del coro o “cantoria”, con parete in legno traforato e balaustra intagliata, opera di maestranze siciliane, e al centro del quale spicca lo stemma cittadino dipinto su tavola. La chiesa è ad unica navata con abside semiscorrevole e catino a porzione di sfera. La semplicità dell’attuale prospetto contrasta con la ricchezza cromatica dell’interno ove spiccano gli stucchi policromi settecenteschi del castronovese Antonio Messina. L’altare maggiore è stato realizzato da ignoto nel 700 con tarsie di marmi policromi, mentre il pavimento è in granito. Nel secolo XIX fu restaurata dallo stuccatore Calogero Sesta. Le tante opere d’arte presenti, fanno di questa chiesa un vero gioiello, una bomboniera da vedere e da apprezzare. All’interno, infatti, sono da ammirare i pregevoli altari in marmo e agata, un ciborio ricavato da un monolito d’agata, le tele dell’Addolorata, di S. Antonio Abate, di S. Benedetto, di S. Caterina, attribuite a Fra fedele di S. Biagio Platani (AG). L’opera d’arte più antica custodita nella chiesa è una statua in legno dipinto e dorato raffigurante l’Immacolata, datata 1698, opera degli artisti Francesco Ryna e Vincenzo Di Giovanni. Da ricordare anche un confessionale degli inizi del XVIII secolo opera di autore ignoto. Attualmente vi si celebra la Messa nelle domeniche e nelle feste di precetto.

CHIESA DI SAN FRANCESCO

Le prime notizie di una cappella dedicata a San Francesco d’Assisi, in Castronovo, risalgono al 1346. Fu eretta su sito attuale dopo l’affondamento tellurico di una Chiesa e un convento dedicati a S. Rocco dei quali non resta più alcuna traccia. Su questa cappella fu poi costruita l’attuale Chiesa. Se ne decretò la costruzione l’8 gennaio 1556 dedicandola , però, non a S. Francesco ma a S. Antonio di Padova, per espresso volere del sig. Antonio Garagliano che aveva donato il suolo. Nel 1578 la Chiesa venne ampliata da Francesco Capobianco con la costruzione di un convento, questa volta però dedicando il tutto a S. Francesco d’Assisi. Nel 1774, il rev. P. Giuseppe Noto munì il campanile di un grande orologio e dotò la chiesa di un organo a canne. Nel 1868, a seguito dell’abolizione degli organi religiosi, i locali del convento furono adibiti a palazzo comunali. La chiesa, ad un’unica navata, senza transetto, completata da un’abside quadrata con copertura a botte lunettata, poggiante su capitelli corinzi, è un piccolo museo d’arte. Varie sono le opere che riempiono gli altari laterali (otto in tutto risalenti al 1780), che sono di marmo giallo ricavato dalle cave del Kassar: una bellissima statua lignea raffigurante S. Francesco d’Assisi alta due metri realizzata dallo scultore Konrad Platz; le statue di S. Calogero, di S. Giuseppe e dell’Immacolata Concezione, opera di Filippo Quattrocchi di Ganci (PA). Collocata nel primo altare entrando a sinistra dal cinquecentesco portale, è la statua di S. Eligio (S. Alò), della prima metà del XIX secolo. Per il consistente numero di statue che vi si conservano alla chiesa è stato attribuito l’appellativo di “Chiesa delle Statue”. Di particolare interesse è l’Annunziata, gruppo scultureo in legno di pioppo, salice e tiglio, realizzato nel 1580 da Marco Lo Cascio di Chiusa Sclafani. La bara processionale policromata è costituita da un piedistallo ornato con scene a rilievo raffiguranti episodi della vita della Madonna, ai cui angoli si trovano quattro colonne che sorreggono una cupola racchiudente il gruppo statuario della Madonna dell’Arcangelo Gabriele. Ogni anno, per la festa del SS. Crocifisso il 3 maggio, viene portata in processione per le vie del paese da un gruppo di circa 50 bambini. gli affreschi sulla volta sono opera del pittore castronovese Giuseppe Traina e risalgono al 1848.

CHIESA DEL CALVARIO

È stata costruita nel 1810 in seguito a colletta popolare sul terreno ove prima sorgeva il monastero femminile di S. Antonio Abate, risalente al 1520. L’edificio ha pianta circolare formato da una parte centrale con ai lati due piccoli vani-sagrestia. I lavori di costruzione videro l’intervento di più artisti, quali Andrea Sesta, Andrea Geraci e suo figlio Stefano, e ancora Giovanni Patti. Il tutto è circondato da un’inferriata dei primi del ‘900. Sul Calvario, ogni anno il Venerdì Santo, viene commemorata la passione e crocifissione di Gesù.

CHIESA DI SANTA ROSALIA

Negli anni 1624-25, la peste fece in Sicilia numerose vittime, colpendo anche Castronovo; 4000 furono i morti, quasi la metà degli abitanti. Subito dopo, per ricordare ai posteri tale calamità, fu edificata la chiesa, dedicata a S. Rosalia. A decretarne la costruzione fu il Rev. Don Antonio Giallongo, arciprete della Matrice, per eseguire la volontà dei genitori, i quali avevano espresso il voto di erigere una cappella o chiesetta alla Santa come ringraziamento per essere stati liberati dalla peste. Abbellita con stucchi nel 1770, e restaurata ancora nel 1964, custodisce una statua lignea di S. Rosalia, opera artigianale di autore ignoto del secolo XIX.

CHIESA DELLA MADONNA DEL ROSARIO

La chiesa fu edificata nel 1621, ma già nel 1770 il Rev. Don Giuseppe Alondres la fece restaurare dallo stuccatore Castronovese Antonio Messina, allievo del Serpotta. Nel 1950 la Chiesa è stata tagliata in due parti, una delle quali venne demolita per fare posto all’attuale corso Umberto I. L’edificio è a navata unica con abside retto, la volta è in parte a copertura lignea e in parte a crociera, le decorazioni interne sono tutte a stucco bianco. All’esterno la chiesa è priva della facciata originale; il portale, proviene dalla demolizione della chiesa di S. Sebastiano. Anche se piccola e mutila, al suo interno conserva pregevoli opere d’arte. Oltre agli stucchi del Messina, nell’abside ospita un settecentesco dipinto a olio su tela con l’effigie della titolare della chiesa, opera di Vito d’Anna. Da poco custodisce l’affresco trecentesco del catino absidale, raffigurante il Giudice Giusto, staccato dalla chiesa omonima sul colle S. Vitale. Ma certamente l’opera più pregevole è la “vara” di S. Giorgio, ex protettore di Castronovo, gruppo ligneo policromo di Marco e Silvio Lo Cascio di Chiusa Sclafani, che viene portata in processione il 3 maggio per la festa del SS. Crocifisso. Sono inoltre degni di interesse il Crocifisso ligneo (XVIII sec.) d’autore ignoto ed un’urna del Cristo morto, realizzata nel 1949 dal castronovese Vito Butera. È aperta al culto e vi si celebra la messa la messa mattutina feriale.

CHIESA DI SAN PIETRO

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14 November 2009

Il casale di S. Pietro, risalente al periodo bizantino, è posto, con l’annessa chiesa, ormai sconsacrata, lungo le rive del fiume Platani, a 5 km di distanza dal centro abitato. La località, da diversi storici, viene indicata come l’antica stazione “Comiciana”, ubicata sull’antico tracciato romano che collegava Agrigento a Palermo, conosciuto come itinerario di Antonino. E’ ricordata in quanto il 10 luglio 1391 Manfredi Chiaramonte, Conte di Castronovo, che aveva preso impegno con il legato del Papa Bonifacio IX di far cessare le discordie interne nella Sicilia, vi convocò il Parlamento del Regno siciliano. In questa seduta, i baroni convocati presero la decisione, poi non mantenuta, di non incoronare Martino re di Sicilia, in quanto l’aver sposato Maria, figlia di Federico III d’Aragona, non gli dava il diritto di reclamare il regno di Sicilia… La vicenda ha avuto eco anche in un canto popolare siciliano, raccolto dal Vigo: A Castrunovu cinquanta baruna
di Lutti li paisi e li citati
ecu arceri, ccu cavaddi e ecu piduna
juraru supra di li spati.
Po’, mannaru un curreri a la Curuna:
Semu cca, tutti pronti e boni armati
a sirvimentu di la Sacra Curuna,
a difesa di Vostra Maistati.
La chiesa rimase aperta al culto fino agli inizi dell’800, oggi è in rovina; al suo interno si trovava una statua di S. Pietro in cattedra (attribuita a Domenico Gagini) oggi nella Chiesa Madre.

IL COLLE DI SAN VITALE

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14 November 2009

Oltre ad un meraviglioso panorama che si perde a vista d’occhio è possibile ammirare avanzi di un mulino a vento arabo e di due castelli, d’origine araba e normanna. Sempre sulla rupe sono presenti la chiesa della Madonna dell’Udienza e la chiesa del Giudice Giusto. La prima, di origine greco-bizantina, per secoli è stata la vecchia Matrice (XII secolo). Evidenzia una forma a croce greca e si crede possa essere la più antica di Castronovo. Le opere d’arte che in essa erano allocate sono state trasferite nelle chiesa Madre della SS. Trinità. Dell’antica struttura si conserva l’abside, il coro con tre altari ed il fonte battesimale di forma greca. Con il titolo Chiesa del Giudice Giusto, piccolo gioiello normanno, si ricorda, forse, l’antica chiesa preesistente intitolata a S. Giorgio dei greci. D’origine bizantina era utilizzata come ospizio e Gangia dai monaci di Santo Stefano di Melia. Si deve a Manfredi Chiaramonte il suo primo restauro nel 1375. Nelle absidi resistono alcuni affreschi, mentre un “catino absidale” è stato trasferito nella chiesa della Madonna del Rosario.

CONVENTO DEI CAPPUCCINI CHIESA DI S. MARIA DELLA BAGNARA

La prima presenza documentata dei cappuccini in Sicilia risale al 1533 e si registra proprio a Castronovo. L’antico convento sorgeva in aperta campagna, a tre miglia di distanza dal paese. Il luogo era inclemente e riusciva a danno della salute dei frati, tanto da indurli nel 1609 ad abbandonare la struttura religiosa. Il nuovo convento fu costruito nel 1610 nel quartiere Rakalbiat in seguito ad una donazione del feudo di Gefalmuto da parte del benefattore Girolamo Bottoneri, dedicato a S. Nicolò di Bari. Il complesso religioso è stato forgia di tanti frati che con le loro opera santificali hanno dato lustro al convento: fra questi si ricorda S. Bernardo da Corleone. Altra figura religiosa che operò tra il 1920 e il 1950 è stata quella di Fra Vitale Lino, benvoluto ed amato da tutti per la sua bontà ed amore verso il, prossimo, morto in odor di santità in una cappella attigua al convento; la sua salma è ivi custodita in un mausoleo realizzato in marmo giallo di Castronovo. Oggi il convento grazie all’apera intelligente e fattiva di padre Federico, attuale guardiano, è stato trasformato in Oasi Francescana. La struttura ospita periodicamente gruppi di preghiera di varie parti della Sicilia. Il complesso religioso è dotato di un parco giochi per bambini e di uno spazio utilizzato per manifestazioni teatrali. La Chiesa attigua è intitolato alla Madre Celeste “S. Maria la Bagnara”, è ad un’unica navata con abside retto, senza transetto e presenta un impianto planimetrico longitudinale. Tra le opere d’arte vano ricordate un tabernacolo di secolo XVII in legno con una grandiosa croce attribuita a Frate Agostino Li Volsi, e a Fra Vincenzo Coppola da Trapani; un tabernacolo a tre piani riccamente decorati da intarsi, intagli con volute e motivi floreali e colonnine ritortili; una statua della Madonna della Bagnara di autore ignoto del XVII secolo, il cui culto venne portato dai conquistatori normanni; una “vara” processionale dell’Assunta realizzata da Michele Pace e Vito Butera, artigiani castronovesi; un dipinto, raffigurante S. Rosalia, attribuito a Fra Fedele da San Biagio Platani; ed ancora altre tele realizzate da artisti locali.

LE FONTANE DI CASTRONOVO:

Fonte Regio

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14 November 2009

E’ posto sull’omonimo slargo, presso l’antico casale di Rakalbiat, al quale si arriva percorrendo la via Roma. La costruzione del Fonte Regio risale al 1567; esso è composto da un abbeveratoio rettangolare lungo 15,5 metri realizzato con blocchi di pietra locale e delimitato lateralmente da due muri di circa 4 metri. Un pregevole bassorilievo che rappresenta lo stemma Regio è collocato al centro del muro frontale. Lateralmente la fontana viene alimentata da due augelli sfocianti da due formelle romboidali di pietra dura, scolpita a bassorilievo, con due differenti mascheroni e delle piccole fortificazioni. Negli elementi laterali di testata vi erano in origine due vasche. Attualmente in uno sono stati ricollocati due mascheroni ed è rimasto evidente l’alloggiamento della vasca originaria, nell’altro è stata collocata una lapide.

Fonte Rabato

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14 November 2009

Sito nell’attuale piazza Fontana è stato costruito presso la sorgente Rabat, da cui ha preso il nome. E’ composto da un abbeveratoio centrale di forma rettangolare lungo 13 metri realizzato con blocchi di pietra locale. Frontalmente l’abbeveratolo è addossato ad un muro e delimitato lateralmente da due corpi rettangolari di circa 2,20 metri di altezza. Due vasche, ricavate da due blocchi di pietra locale, sono collocate simmetricamente a ridosso dei due elementi laterali. Ogni vasca è alimentata da due “cannoli” di metallo con sembianze zoomorfe innestate in una lastra di pietra su cui sono scolpite due formelle a bassorilievo. L’abbeveratolo è alimentato da uno sbocco posto in basso al centro del muro. Ai lati della fontana il dislivello della piazza è raccordato con dei gradini sul lato sinistro e con un piano inclinato sul lato destro. Al centro della piazza, di fronte alla fontana è collocato il lavatoio pubblico, interamente ristrutturato, di pianta trapezoidale in muratura di pietrame calcareo, con il tetto a capriate in legno e coppi siciliani. L’edificio, nonostante il rifacimento, presenta integra l’impostazione originaria.

Fonte Kassar

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14 November 2009

Le acque della sorgente Kassar alimentano un’altra fontana, sita nello slargo tra la salita Kassar e l’inizio del corso Umberto I. La fontana, di forma circolare, ha un diametro di 6,10 metri, ed è alimentata da un gruppo erogatore adagiato sul bordo, ricavato da un cubo di pietra bocciardata, sormontato da un elemento a tronco di piramide. Esso è collegato ad un elemento architettonico di pianta rettangolare, che si sviluppa in altezza per circa 3,20 metri e sulla cui facciata opposta è collocata una piccola vasca alimentata da un altro “cannolo”.

amministrazione_trasparente

E poter rivedere tutto, un sabato nell’estrema provincia, rimpetto la montagna di Cammarata, a Castro pingue e felice, protetta dal Kassar, da San Vitale, dal Calvario, e giù in pianura l’impiccolita stazioncina col treno non più grosso dell’indice, levarsi dalla locomotiva il fiocchetto bianco tardi seguito dal fischio, che già era di nuovo avviata; una asina per visitare i dispersi beni paterni, Sant’Andrea, le Grotte del Capelvenere, il molino detto Contessa, la cui gora atterriva mamma, e l’acqua finiva a rigagnolo nel Platani sassoso. (Antonio Pizzuto, Si riparano bambole, Sellerio, 2001, pp. 295-296).

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